Quali sono i test sulle scarpe da lavoro?

Scarponi e scarpe da lavoro sono parte essenziale della protezione obbligatoria per legge. I rischi sono tanti e ogni professionista è esposto a pericoli diversi. Quindi, tanti tipi di scarpe per tanti tipi di lavoro.

Ogni professionista sa perfettamente ciò di cui ha bisogno, ma la guida migliore rimane quella fornita dalle varie normative. Ciascuna di esse è composta da una parte in cui si definiscono i requisiti che la scarpa deve soddisfare e da una parte di spiegazione del test a cui la calzatura è stata sottoposta.

Vediamo insieme quali sono i metodi di prova principali.

Test della resistenza a impatto e schiacciamento

Questo test riguarda il puntale, dotazione obbligatoria in tutte le scarpe antinfortunistiche per proteggere il piede contro lesioni da impatto causate dalla caduta di oggetti. Per essere dichiarate conformi, le calzature antinfortunistiche devono resistere all’urto e allo schiacciamento.

Nel primo caso, il puntale viene sottoposto a un test di resistenza all’impatto con un’energia d’urto di 200 J. Un peso di 20 chili viene fatto cadere da 1 metro di altezza sul puntale, che deve resistere senza rompersi, incrinarsi né appiattirsi.

Per quanto riguarda il test di resistenza alla compressione, un carico di 15 KN (circa 1500 chili) viene posto sul puntale, che deve sopportare il peso senza schiacciarsi. Lo spazio libero al di sotto del puntale non deve scendere sotto i 12,5 millimetri.

Le scarpe che resistono a impatto e compressione sono classificate come SB

Test della resistenza alla penetrazione

Le scarpe da lavoro resistenti alla penetrazione, classificate come S3, hanno una lamina che protegge da oggetti che possono trafiggere il piede e speciali rilievi sulla suola.

Il test in laboratorio è il seguente: un chiodo con diametro di 4,5 mm viene spinto con una forza di 1100 N sulla suola della scarpa. Per essere omologata, la lamina deve impedire il passaggio del chiodo.

Test della resistenza allo scivolamento

La differenza qui la fa la suola. I test sono due, e sono sostanzialmente simulazioni in laboratorio di superfici sdrucciolose su cui si rischia di cadere. La normativa EN 13287 descrive approfonditamente questo metodo di prova, definendo il valore di coefficiente di attrito.

Nel primo test viene impiegata una superficie di ceramica inclinata di 7° e ricoperta di acqua e SLS (un tensioattivo alla base dei normali detergenti). La scarpa non deve scivolare di più dello 0.28 del coefficiente di attrito. Se la scarpa supera la prova, è catalogata come SRA.

Nel secondo test, il piano è di acciaio, sempre inclinato di 7°, ma come lubrificante viene impiegata la glicerina. Lo scivolamento massimo ammesso è dello 0,18 del coefficiente di attrito e le scarpe da lavoro che soddisfano questo requisito sono marchiate SRB.

Se supera entrambi i test, la scarpa viene catalogata come SRC.

Test della resistenza elettrica

Esistono scarpe da lavoro antistatiche, indicate con la lettera A, e scarpe dissipative, che scaricano al suolo l’elettricità statica accumulata dal corpo umano, riconoscibili dal simbolo ESD.

In entrambi i casi, i test sono svolti in laboratorio a temperatura e umidità controllata. La norma CEI EN 61340 prevede soglie molto rigide per la resistenza elettrica. La scarpa antistatica ha una resistenza che va dai 100 kilo Ohm ai 100 magaOhm, quella ESD un range dai 100 kiloOhm ai 35 megaOhm.

Test della resistenza agli agenti chimici

Serve a valutare l’eventuale degrado della calzatura. Come descritto nella normativa EN 61340, la scarpa viene messa a contatto per 23 ore con 15 diversi tipi di agenti chimici, tra cui acetone, acido solforico, acido nitrico e idrossido d’ammonio. Per essere dichiarata adatta ai lavori a rischio chimico, la scarpa deve resistere ad almeno due degli agenti sulla lista, senza forarsi né corrodersi.

Test della resistenza al taglio

Riguarda in particolar modo gli scarponi da boscaioli e il rischio di contatto accidentale con la motosega.

Il test di resistenza al taglio si articola in 3 classi a seconda della velocità della motosega. Chiaramente, maggiore la velocità, maggiore la forza e il danno che può fare. Gli scarponi della prima classe sono testati per resistere a motoseghe con una velocità di 20 metri al secondo, quelli in classe 2 di 24 m/s e quelli in terza classe fino a 28 m/s.

Il test è immediato: la motosega viene regolata alle varie velocità e messa a contatto con lo scarpone in diversi punti. Il tessuto della calzatura non può fisicamente bloccare la lama, ma può arrestarla bloccando gli ingranaggi con le fibre oppure assorbire l’energia cinetica riducendo la velocità.

Se la scelta di scarpe antinfortunistiche e scarponi è parzialmente obbligata, spetta comunque al professionista la preferenza per una determinata marca, uno specifico modello e, perché no, per particolari colori o linee. La sicurezza viene prima di tutto, ma la scarpa deve anche essere comoda, leggera, duratura e traspirante.

Noi di Meti.R sappiamo bene di cosa stiamo parlando, e per il nostro catalogo abbiamo selezionato esclusivamente i migliori marchi, in grado riescono a coniugare sicurezza e confort ottimale.